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224 | decadi |
me mio padre. E la catena, spero, continuerà nei secoli.
Un’ombra dolorosa offusca gli occhi di Giulio Sorisi. Appoggiandosi colle mani al tavolino si alza e muove alcuni passi incerti. Accorre il cameriere ossequioso:
— Forse si sente male il signore, che parte così presto? (La pallidezza apparsa improvvisamente sulle guancie dell’avventore giustifica la domanda del cameriere).
— No.... — balbetta Giulio Sorisi raddrizzandosi con uno sforzo eroico, — ho.... ho.... un appuntamento.
E si allontana, rigido, nella notte.