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222 | decadi |
rezza, — il mondo è decrepito, non c’è più sugo in nulla; le donne sono brutte, gli uomini sono stupidi o matti; non ci si diverte più.
Pensa questo Giulio Sorisi, dinanzi al suo bicchiere di soda, toccando delicatamente colla punta del dito mignolo un dente che gli ballonzola in bocca pronto a seguire i fratelli lontani. E mentre pensa e tocca, guarda — con distrazione dapprima, poi con maggiore intensità — un gruppo (di giovani, naturalmente; quando mai, si vede un gruppo di vecchi?) che ciarlano a voce alta intorno a un tavolino prossimo al suo. Gli occhi lampeggiano, le risate squillano sonore, le mani disegnano nell’aria gesti vivaci. Chi sa che argomento interessante li appassiona per agitarli in tal modo.
Ma più di coloro che parlano lo attrae uno che tace; un magrolino pallido, biondiccio, cogli occhi dolci a fior di testa e un naso piuttosto lunghetto che incominciando sottile alla radice si arrotondava singolarmente in punta. Che strana somiglianza! Giulio Sorisi non gli può levare le pupille di dosso.
Gli altri intanto si riscaldano e gridano. Uno dice:
— L’amore è incostante per sua natura.