Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
decadi | 221 |
Un fatto straordinariamente antipatico che egli è costretto a verificare tutte le sere, molto suo malgrado, è che nell’onda di gente che va, viene, si rinnova, passa o rimane, il più vecchio è sempre lui. Gli pare incredibile che vi siano tante persone giovani nel mondo; sì, perchè anche la donnina di quarant’anni, anche l’uomo di cinquanta sono giovani al suo confronto; e quando fissa gli occhi sopra un sessagenario pensa che anche quello ne ha dieci meno della cifra fatale. Ed è tutta gente che ha una ragione di vivere: una famiglia, gli affetti, gli affari, delle gioie, dei dolori, delle preoccupazioni o tristi o liete che li tengono in azione di vita. Egli solo è solo!
Uno scambio di parole che volle tentare, una sera, con un vecchietto prossimo all’età sua, suo vicino al divano del caffè, gli aveva ingenerato un’uggia mortale. Il vecchietto arzillo e petulante non aveva fatto altro che parlare de’ suoi nipotini, dei loro studii, degli esami, del sistema assurdo delle scuole, della insufficenza dei testi, dello scandaloso abuso delle vacanze, — tutti argomenti che accapponavano la pelle al celibe impenitente, facendogli tornare a gola il sapore disgustoso di certi bastoncini di liquirizia succhiati nell’infanzia.
— È inutile, — pensa Giulio Sorisi con ama-