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216 decadi


tusiasmate e dietro a loro, nei palchetti, dove già esse presero posto in attitudini pensose di Brunechildi e di Walkirie, gli uomini, ritti, attenti, silenziosi, gravi, hanno l’aria di sacerdoti presenzianti a un sacro rito.

La sinfonia di apertura è già incominciata, quando un vecchio signore, entrando da una porticina laterale alla platea, trova tutte le sedie occupate, tutti gli occhi rivolti sulla scena e il padiglione di tutte le orecchie così intensamente teso in un sacro raccoglimento che egli non osa farsi avanti, e mormora tra sè: Diavolo! Questo non è più un teatro, è una chiesa.

Nella impossibilità di farsi avanti, e per non turbare la religiosa attenzione del pubblico, il vecchio signore si rassegna a stare in piedi fino alla fine dell’atto; posizione piuttosto incomoda perchè non ha nessun punto d’appoggio, e perchè dalla porticina laterale gli piomba sulla nuca una corrente d’aria fredda. Un po’ per questo, un po’ perchè da tanti anni non è più venuto alla Scala, il vecchio signore, che non si trova a suo agio, non riesce a gustare la musica di Wagner. Bisogna anche dire che l’udito non gli serve più così bene come una volta, e che certe delicatezze istrumentali gli sfuggono. Corretto, educato, il suo contegno