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decadi 211


— Quel povero Cattaneo! — pensò Giulio Sorisi, sdraiandosi sui cuscini. — Asino di un Cattaneo, è andato a pescarsene dei fastidi!

Involontariamente Giulio Sorisi pensò pure che lui non aveva nè moglie, nè figli, nè assicurazioni sulla vita e tirò un respiro profondo che gli diede una sensazione piacevolissima.

E quella faccenda della signora *** terminata così bene?... Giulio Sorisi era solo nel treno. Balzò in piedi con slancio giovanile fregandosi le mani, cantarellando un’arietta che aveva udito poche sere prima a un «café chantant».

1880.

Un tepido salotto in via della Spiga, a Milano. I mobili di mogano, come si usavano qualche anno prima; le poltrone ampie e comode coperte di velluto verdone: un tappeto rosso e nero fissato coi chiodi intorno al pavimento; una lampada a gaz protetta da un gonnellino di seta; un franklin acceso; in un angolo il tavolinetto per il thè; un pianoforte; libri e giornali in giro; sopra una mensola un mazzo di narcisi e di garofani.