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decadi 209


patrimonio permettendogli il lusso dei frequenti viaggi.

Come egli aveva argomentato fin dalla prima giovinezza, un saggio metodo di vita conservava mirabilmente la sua salute. In ogni cosa — diceva egli con Voltaire — nulla di troppo nè di troppo poco. Bere fresco all’estate, caldo quando soffia la tramontana; digerire, dormire, prendersi qualche spasso e infischiarsi di tutto il resto.

Questa amabile filosofia trapelava da tutta la persona di Giulio Sorisi, ed aveva ragione di qualsiasi altro sentimento o impressione, sempre fuggevole in lui, sempre sottoposta ad una fredda disamina del proprio tornaconto.

Quando il piroscafo fe’ sosta allo scoglio di Dover, Giulio Sorisi, da uomo pratico, attraversò rapidamente il pontile e raggiunse il treno pronto per Londra, stazione Charing-Cross. Fu uno dei primi ad arrivare e si scelse il posto migliore sui larghi cuscini di stoffa fiorata. Ma l’aspettativa, al solito, fu un po’ lunga e per ingannare il tempo egli si pose a rileggere una lettera di Paolo Cattaneo, che aveva ricevuto a Parigi, proprio all’istante di partire. Diceva la lettera: