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decadi 205


passionate delle giovani milanesi; nè si può credere che i milanesi, per quanto sentissero fortemente il loro debito di riconoscenza verso gli alleati, se ne stessero inerti accanto alle loro belle. Ne seguiva un intreccio vivacissimo di botte e di risposte, di assalti e di difese, di combinazioni strategiche rimpiattate dietro il getto abbondantissimo dei coriandoli fra i quali volavano fiori, aranci, dolci, e bigliettini amorosi.

Carri di maschere percorrevano il corso seguiti da veicoli d’ogni genere; carrozze signorili, vetturette da nolo, carrettelle, biroccini, volantini, musiche intonate e non intonate, pagliacci, uomini vestiti da donna, trombette, tamburelli, zuffoli; e una marea ondeggiante di popolo e di cappelli schiacciati, di pastrani bianchi dal gesso dei coriandoli, ma tutti con una voglia matta di divertirsi, di far chiasso, di pazzarellare.

Uno dei carri dove il brio appariva più indiavolato non era di vaste proporzioni e conteneva appena otto maschere, ma di tale sobria eleganza nel costume e straordinaria ricchezza nel getto di fiori e di dolci che tutti gli occhi erano rivolti a loro. Quando per la terza volta riapparvero sul corso, con una provvista sempre rinnovata di gettoni che anda-