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Decadi.

1850.

Quanto era bello il lago di Como sulla fine di quel settembre ardente! Non ancora i battelli a vapore, che lo solcano ora senza posa, interrompevano la placidità misteriosa delle acque verdognole e dei folti giardini incornicianti le rive col molle fluttuare di rami, simili in vaghezza alle chiome disciolte di una bella addormentata.

Un'aria di sogno avevano pure le ville, emergenti appena dal roseo velo delle azalee e dal profumato intreccio dei gelsomini; con quei nomi di donna scritti in fronte, alcuni scintillanti del lampo corrusco di una gemma, altri soavi e teneri come un fiorellino di bosco, altri ancora inquietanti come un enigma, o battaglieri come una sfida, o voluttuosi come una carezza. Così recente era l'eco delle folli