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182 | l'avventura di tre furbi |
La sorpresa, il piacere, la commozione paralizzarono talmente ogni facoltà di quei contadini avidi ed astuti, ma ignoranti, che balbettando a stento lo zio Titta riuscì a mettere insieme qualche parola di gratitudine intanto che toglieva fuori dal gabbano il voluminoso portafoglio per introdurvi il nuovo ospite tanto gradito quanto inaspettato.
— Come! — esclamò l’amabile signore, — ella tiene i denari in quell’enorme portafoglio che le fa gobba sotto la giacca e lo addita da lontano ai borsaiuoli? Non sa che Milano ne è piena?
— Ma noi partiamo subito, — rispose lo zio Titta un po’ confuso.
— Devono pure attraversare tutta la città e quando bene siano giunti alla stazione è quello il posto preferito dai cavalieri di industria. Non parliamo poi del viaggio in ferrovia; le ferrovie sono diventate più malsicure di un bosco. Pochi giorni or sono un mio cugino è stato derubato dell’orologio e del portamonete, così, in un attimo, senza manco accorgersene. È un’imprudenza caro mio, una grave imprudenza!
Terrorizzato il vecchio esclamò:
— Ma come faccio allora?
— Se crede, — insinuò dolcemente il socio