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178 l'avventura di tre furbi


non siamo gonzi. Dovessimo fare il giro di tutti gli orefici che vi sono in Milano non dobbiamo darci per vinti.

Andavano, andavano i tre villici pazienti e intontiti, urtando i passeggieri, col rischio continuo di farsi prendere sotto le ruote dei tram, stanchi della stanchezza speciale che provano gli abitatori della campagna quando si recano in una grande città. Pietro non tardò molto ad accusare un forte mal di capo; Paolo vedeva doppio; lo zio Titta non diceva verbo ma il naso gli si affilava di minuto in minuto. La necessità di concludere si imponeva.

Oramai avevano offerto dovunque i sciagurati brillanti e fra tutti la somma maggiore era stata proposta loro in un negozio elegante del centro: tremila e cento ottanta. Memore però dell’orefice bergamasco che li aveva valutati tremila e duecento lo zia Titta non volle accettare subito. Solamente al calare del giorno, scorati, stucchi, frolli, furono tutti e tre d’accordo di farla finita e ritornarono nel negozio elegante.

— Veda — disse il "Bisogna" piagnucolando — di darmi almeno tremila e cento novantacinque. Sono cinque lire che ci rimetto come è vero Dio!

Sollevando gli occhi al cielo per accompa-