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l'avventura di tre furbi 171

ogni lato gli splendidi orecchini sentendosi crescere la saliva sotto la lingua per la gran gola che le facevano.

— Forse sono falsi.

Titta non lo credeva, ma buttò là ancora questo dubbio per studiarne l’effetto.

— Ohibò! — fece subito la donna, — sono in tutto simili a quelli della nostra padrona. Io li conosco bene.

— E quanto credi che possano valere? — domandò Pietro a un tratto.

Quattro respiri rallentarono per un istante il loro ritmo; l’attenzione era intensa quando Menica in seguito a certo suo calcolo mentale disse:

— Ma, se sono proprio fini come quelli della padrona, cinque o sei mila lire....

Lo zio Titta saltò in piedi con tutte e due le braccia per aria:

— Sei matta! Sei matta!

Pietro disse:

— È una bella sommetta!

Paolo si pose a ridere fregandosi le mani; ma lo zio Titta seguitava a gridare come un ossesso.

— Non è vero, non è vero. Siete matti!

Per quella sera non si concluse nulla. Solo che avendo lo zio Titta allungato la mano