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166 l'avventura di tre furbi


lenza da un finestrino venne a cadere non molto lungi da essi.

Pietro voltò appena la testa. Paolo disse:

— Che sarà?

— Un cartoccio vuoto, che vuoi che sia?

— Mi sembra una scatola.

— Una scatola di sardine allora, vuota si intende. La roba che i viaggiatori buttano sulla strada non è mai altro.

— Sicuro. Vorresti che buttassero i portamonete coi biglietti da mille?

I due fratelli risero. Paolo fece una capriola nell’erba.

— Olà, olà, — gridò alle loro spalle la voce dello zio Titta, — perchè non vi muovete? Qualche cosa è caduto dal treno. Bisogna andare a vedere.

— E se è un cartoccio vuoto?

— Vedere bisogna sempre.

Fu Paolo che saltò in piedi per il primo e lo zio Titta dietro, mentre Pietro nicchiava incredulo e neghittoso. Quando però potè scorgere distintamente l’oggetto che il fratello aveva raccolto non fece che un salto balzandogli addosso con sùbito ardore. Paolo era diventato pallido stringendo il pugno contro il petto.

— Vedere, vedere! — gridò Pietro.