Pagina:Neera - La sottana del Diavolo, Milano, Treves, 1912.djvu/171


l'avventura di tre furbi 165


E ricaddero nel silenzio.

Quante fossero precisamente le ore non sapevano. Lo zio Titta doveva passare di lì, essi lo aspettavano; niente altro. Pietro aveva in mano una verghetta e si batteva con essa la coscia, Paolo seguiva cogli occhi il volo di un falchetto. Il sole declinava.

Forse, molto lontanamente, il sospetto che fosse tardi attraversò alla fin fine il cervello di Pietro mettendogli innanzi questa domanda:

— Il diretto è già passato?

— No, non ancora.

— Sei sicuro?

— Sono sicuro. Guarda, è quello che viene adesso.

Entrambi i fratelli aguzzarono le pupille lungo il binario che attraversava i campi a pochi passi dal luogo dove si trovavano. Il piccolo punto indicato da Paolo cresceva a vista d’occhio delineandosi ferreo e nero sulla falda rosata dell’orizzonte seguito dal solito pennacchietto di fumo. Ben presto la locomotiva, i carrozzoni, il bagagliaio sfilarono sotto lo sguardo placido dei due contadini sdraiati nel campo di ravettone, ma — proprio all’istante in cui il treno svoltava tracciando una rapida curva — un oggetto lanciato con vio-