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l'uomo dei palloni 143


gior parte degli svaghi concecssi ai signori. Tanto per dire di essersi offerto un divertimento, si fece condurre a Monza in tram, prese un ponce al caffè di piazza, fece il giro del Parco, ma trovò che i Giardini di Milano sono più allegri. Volle allora concedersi il lusso di tornare al suo posto antico presso il cancello di piazza Cavour, non già come merciaiuolo ambulante, ma come signore a spasso. Anche qui però doveva toccargli una delusione, perchè nessuno dei bambini vedendolo senza palloni volle accostarlo; e le nutrici stesse e le mammine, supponendolo fuggito dal manicomio, giravano alla larga. La sua popolarità era svanita coi palloni, era volata via come una vescica quando si rompe la fune. Privo di quei globi rossi e azzurri che lo additavano da lungi al minuscolo popolo de’ suoi avventori, egli non aveva più alcuna importanza, spariva. La sua mortificazione fu grande e incominciò a diventare malinconico.

I vicini che lo vedevano salire le scale borbottando fra sè parole incomprensibili, poi chiudersi nella sua stamberga e rinforzarne la porta con la poca mobilia di cui poteva disporre, e a tutte le domande che gli facevano fuggir via con una faccia spiritata, non sapevano più che cosa pensare. Per questo, quando una