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142 | l'uomo dei palloni |
desiderio, quello di comperarsi un paio di stivali nuovi. Non gialli, no. Capiva che sarebbe stato ridicolo. Egli andò da un calzolaio di porta Tenaglia a comperarsi un solido paio di stivali neri a doppia suola, e pensò se non era il caso di provvedere anche un abito; ma gli parve miglior giudizio procedere a gradi. Poichè la ricchezza gli era capitata in un modo addirittura inverosimile, meglio valeva andar cauti. Conosceva il mondo e le male lingue.
Un buon pranzetto, invece della solita brodaglia, quello non se lo rifiutò. Con risotto, stufato, un pezzo di stracchino di Gorgonzola e un litro di Barbera vecchio, egli si credette pari in lautezza al re. Il guaio fu che, non accontentandosi del primo litro, ne volle ordinare un secondo, e allora gli avvenne di passare una notte così burrascosa da farlo tornare il giorno dopo alla dieta del polentaio.
— Non si impara da un giorno all’altro a fare il ricco, — concluse filosoficamente l’uomo dei palloni.
In realtà, mentre altre volte gli era sembrata facilissima cosa quando si hanno denari a spenderli, trovavasi ora in cento imbrogli. L’età non gli consentiva più il soddisfacimento di certi grilli; non aveva per altro l’istruzione e la disinvoltura necessarie a gustare la mag-