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l'uomo dei palloni | 133 |
protesta volgarmente chiamata capriccio, che si decideva ad acquistare il pallone; c’era eziandio la mamma e la bambinaia che fin dal principio emettevano un «no» così risoluto da non lasciare adito alla speranza; qualcuna ammorbidiva il rifiuto con lontana promessa: «Un’altra volta se sarai buono.... se non ficcherai più le dita sul naso», e finalmente qualche donna sbigottita e frettolosa trascinava rapidamente il bimbo dalla parte opposta borbottando: «Sei pazzo?... Costano troppo. E i denari dove li piglio?» Filosofo, l’uomo dei palloni non interveniva mai. Colle spalle appoggiate al cancello, si accontentava di biascicare di tanto in tanto: «Palloni, palloni, il più bel divertimento per ragazzi!»
La scabbiosa era tutta fiorita sul bell’albero del viale a sinistra; la fontana lanciava alto il suo getto in mezzo alle aiuole di tulipani e di primule; sul bacino della fontana una flottiglia di carta si avanzava con tutte le vele spiegate, provocando trilli di gioia fra la turba delle reclute marinaresche che arrivavano col naso all’orlo della vasca, ma al di sopra di quei nasi quanti raggi nelle pupille!... Le mammine lavoravano sulle panchine intorno, le nutrici oziavano, le bambinaie ciarlavano. Era nell’aria una mitezza particolare, nel