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124 un bel caso


Fin da quando, giovinetta appena, attardandosi lungo la strada sua madre la rimbrottava: — Luigina, Luigina, lesta, perchè non rientri? — novanta volte su cento ella si era, per dirla con una pittoresca espressione popolare, incantata dietro un gruppo di bimbi ammirando di questo i ricciolini, dell’altro gli occhioni, di tutti la sovrana incosciente innocente malìa.

Guardarli, accarezzarli, ascoltare i loro primi balbuzienti cicalecci, assistere ai loro giuochi, scoprire le loro ingenue malizie, era per la Luigia un piacere senza confronti. Quel cristallo tremulo delle loro pupille così piene di curiosità e di candore, quella intatta freschezza delle boccuccie dove i denti si mostrano appena piccoli e bianchi come goccie di latte, quelle guancine che sembrano fatte di petali di rose, quei corpicciuoli imbottiti di velluto con un lontano sentore di borraccina e di piume d’uccello, tutte le grazie, tutti i sorrisi, ed anche e soprattutto le lagrime e le disperazioni di quel piccolo mondo in miniatura, le creavano intorno una fonte inesauribile di osservazione e di tenerezza. Ella, se avesse potuto, ne avrebbe presa una bracciata nel grembiule e se li sarebbe portati a casa per gioia e consolazione della sua