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uno scandalo 115

a cavalcioni della faccia giallognola rammentava lontanamente Pietro Arbuez, il terribile inquisitore. Della stessa famiglia appariva la maestra, irritatissima perchè lo scandalo era avvenuto nella sua classe. Più mansueto e bonaccione si mostrava don Celso, il catechista, il quale riusciva persino a sorridere di tanto in tanto mentre coll’occhio mite di linfatico percorreva le linee sottili del corpo del delitto.

— Non c’è che dire. Sembra una lettera portata fuori tale e quale dal «Segretario galante». E la fanciulla è?...

— Varisco. Emma Varisco, di quinta.

— Quella brunetta che sembra una zingarella?

— Non ho mai visto zingari, — disse la maestra con piglio sdegnoso, — ma è ben degna di somigliare a simili banditi una che si permette tali cose; nell’aula della scuola! alla mia presenza!

— Che direbbero mai le «Orsoline» se lo sapessero! — esclamò la direttrice giungendo le mani quasi a scongiurare il pericolo. — Esse che accusano il mio educandato di mancanza di religione! Sarebbe un discredito senza esempi.

— Non lo deve sapere nessuno, — consigliò