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braccio di Olimpia che urtava quello del suo cavaliere.

Non erano ancora alla seconda portata, e già Costanza si sentiva male. I piatti, i bicchieri, le bottiglie, danzavano davanti a’ suoi occhi una ridda fantastica; Olimpia, moltiplicata per cento, le riempiva le pupille. Se avesse qualche volta guardato Rizzio si sarebbe accorta che egli la osservava intensamente, ma al posto di Rizzio Costanza non vedeva che un bujo orribile.

— Che cos’ha quella povera signora? — domandò la moglie del dottore intanto che si slacciava accortamente il busto; e lo domandava a Puccini.

— La signora Costanza? Ma nulla, credo. Avrà mangiato troppo in fretta e in questo caso il ventricolo si gon-