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340 una discrezione


di passi all’ingresso di una villa, tutta chiusa ancora e dormente in grembo a una conca di fiori. Una panchina di marmo stava a fianco del cancello; sedette.

Incominciavano i rumori. L’allodola trillava alta nel cielo; il tonfo di un remo, una canzone lontana, venivano dalla spiaggia insieme a piccoli gridi di fanciulli, a ragli, ad abbaiamenti di animali invisibili. Una finestra della villa si aperse con un rumore secco delle gelosie sbattute contro il muro. Egli voltò il capo in su e rimase abbagliato. Come se una mano poderosa lo avesse preso alla gola, il fiato gli si strozzò nell’ugola, sbarrò gli occhi e stette così immobile.

Nel vano della finestra che le gelo-