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298 | arte antica |
— No. In compenso, e per mia disgrazia, so che sia l’essere amato.
Una fatuità grossolana increspava ad un brutto sorriso la bocca di don Luigi, quel sorriso fece pena al marchese, che si sentì ferito nel più delicato de’ suoi ideali, tanto che riprese con voce commossa:
— Tu avrai, certamente, lusingata quella poveretta; affascinandola col tuo nome, colle tue ricchezze....
— Grazie! come se non avessi altra carne al fuoco; e come se lei abbisognasse del mio nome e delle mie ricchezze.
— È ricca?
— Quasi il doppio di me.
— Libera?
— Vedova.