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tonino l'eremita 255


i parenti sarebbero andati in carrozza, e che solamente a vendere il dente di S. Apollonia a qualche persona pia c’era da guadagnare mille lire.

Però quel malanno del cholera — (pensava la cognata) che Dio confonda i ricchi, trovano sempre qualche mezzo per tormentare i poveri — quel malanno del cholera mungeva la borsa a Tonino. Aveva incominciato col regalare un paio di scarpe nuove fiammanti al farmacista, poi s’era inscritto sulla lista dei contribuenti per far cantare una messa speciale tutti i venerdì primi del mese; teneva i profumi in casa come un signore e i soldi li riceveva in un piattello pieno d’aceto.

— Tonino, vi preme troppo la pelle! — diceva ancora la cognata.