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194 | le tre rose |
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Nel cielo purissimo la luna di maggio splendeva chiara senza nubi. La linea irregolare dei tetti, i comignoli, le torricelle, i frontoni dei palazzi, la facciata delle chiese spiccavano netti su un fondo trasparente, pallidamente glauco.
Non si sentiva uno zitto; i fedeli sudditi di Sua Santità dormivano il sonno del giusto; Roma pareva una immensa necropoli, ma una bella necropoli imponente e severa, intorno a cui le aure primaverili scherzavano spandendo un soffio di vita nuova.