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146 | la freccia del parto |
Puccini sorrise. Le figlie della sindachessa sorrisero anche loro senza sapere il perchè.
— Io sono d’opinione, — intervenne Matazzi, — ch’egli avrebbe fatto bene a lasciarla dov’era.
Costanza si era indotta a malincuore a venire in quella riunione che mancava per lei d’ogni attrattiva; ne l’aveva decisa il pensiero di fare i suoi saluti a tutti in una volta sola.
Seduta vicino al vecchio sindaco che dormiva, le restava se non altro la libertà della sua tristezza. Vedeva svolazzarsi davanti nel turbinio del ballo le gonne grosse delle padroncine di casa e il lungo strascico di Olimpia ravvolto intorno ai piedi di Salviati; li vedeva come in sogno.