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cordava più ancora, e la sua voce più che tutto.

Il progetto di ritornare a Milano le era ripassato per la mente, ma la dignità di sè stessa la consigliò a rimanere almeno per un certo tempo.

Però non aveva il coraggio di restare molte ore sola con Olimpia; un imbarazzo penoso l’assaliva in presenza di sua cugina. Usciva allora e faceva lunghe passeggiate o sulla strada maestra o nei campi e prati che si stendevano dietro il giardino, alcuni dei quali appartenevano ai Matazzi, altri alle ville circonvicine.

In una di queste passeggiate ella scoperse un sentieruzzo ombroso che fiancheggiava un campo di trifoglio, e le parve così romantico e deserto