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il labbro si rifiuta a dire, ma i cuori si intendono sempre.
Egli ebbe uno slancio di infinita tenerezza; avrebbe voluto prenderle la mano e baciarla, la coraggiosa che veniva in aiuto alla sua timidezza. Non fece nulla però. Colla fronte china, in apparenza impassibile domandò:
— Lei sa qualche cosa?
— No; ma credo si tratti di mio cugino e di....
Non pronunciò il nome di Matilde.
— È dunque noto a tutti? — chiese Ippolito con vero terrore.
— Al contrario, nessuno lo sospetta. Io stessa non avrei indovinato, se la sua visita a quest’ora insolita e il suo turbamento non mi avessero richiamate alla mente tante piccole circostanze, delle inezie, che sfuggono al momento, ma che poi confrontate con altre illuminano all’improvviso e danno la certezza.
Daria parlava con calma, seriamente, da persona che comprende la gravità del momento e non vuol perdersi in vane esclamazioni; i suoi occhi però, sollevati e aperti in uno sguardo di completa purezza, mostravano come fosse ancora lontana dalla brutta realtà, e Ippolito soffriva crudelmente al pensiero di dovergliela svelare.
Si trovavano al piccolo cancello che, lungo la