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la presenza della burbera vecchia, la quale subiva a riguardo di Ippolito tutte le cattive prevenzioni, che si avevano in paese, e malignava anche lei volentieri sul suo conto, sobillata dalle donnicciuole, mal disposta dal carattere muto e freddo del giovine, che essa attribuiva a ipocrisia — gelosa forse a sua insaputa, per l’amore che portava alla fanciulla, del tacito accordo che esisteva fra lui e Daria.

Di lì a poco essendo scesa la domestica per levare il catenaccio alla porta, Daria la seguì e sentì Ippolito che la interrogava:

— È ancora a letto il signor Rodolfo?

La voce del giovine era alterata, quasi tremante.

— Il signor Rodolfo non c’è — rispose lesta la servetta — è partito ieri sera per la caccia delle anitre selvatiche e non tornerà che fra due o tre giorni.

A traverso la fessura dell’imposta Daria vide il pallore che queste parole fecero sorgere sulla faccia del suo amico e, non potendo più resistere all’ansia che la tormentava, si mostrò improvvisamente.

Soliti a intendersi cogli occhi, più che colle parole, i loro sguardi erano sempre lunghi e intensi; ma questa volta Ippolito chinò le palpebre