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— E noi che non ci troviamo mai al buio! — riprese il signor Giacomo dandole di sotto al banco una forte ginocchiata.
Ma subito fu preso dagli scrupoli vedendosi davanti la faccia rasa e lucente del prete Pacchia e per amicarselo si rivolse a lui:
— Sa, don Pietro, che io conosco una maniera stupenda di fare l’arrosto?
— Sì? — fece il Pacchia che, ingenuo e senza malizia, credeva subito tutto ciò che gli si diceva, e lo credeva tanto più facilmente se la cosa detta tornava a beneficio del suo ventre.
— Arrosto di vitello?
— No; arrosto di un granello di pepe.
— Oh! non scherzate; sapete che io non sono uomo di scherzi.
— Ma non ischerzo affatto. Mi dia ascolto. Si prende un granello di pepe, lo si introduce in una bacca di ginepro e questa in una bella oliva matura; poi si introduce l’oliva in un beccafico e il beccafico in un tordo, e il tordo in una pernice, e la pernice in una pollanca grassa, e la pollanca grassa in un porchetto di latte; il quale ravvolto in una leggiera reticella di maiale con erbe odorose e sale a dovizia si infilza sullo spiedo. È semplicissimo e squisito.
Al prete parve troppo complicato. Aveva ascol-