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so in venerdì o a perdere messa in domenica; fabbriciere, amico di tutti i preti, provveditore d’ogni lampadino che valesse a togliergli qualche anno di purgatorio; amico della sua pelle anzitutto e poi dell’anima — poichè questa faccenda dell’anima eterna lo infastidiva molto e se fosse stato incaricato lui di regolare il mondo.... ma basta; questo chiodo dell’anima da salvare essendoci ad ogni modo egli si teneva lontano dai peccati; ma dai peccati veri, completi, da quelli per cui c’è l’eterna dannazione; agli altri si trova sempre il modo di rimediare. Egli si affrettava a far dire una messa, quando alla sera aveva bevuto troppo, indugiandosi accanto alle sottane della signora Ernesta.
Non avrebbe per tutto l’oro del mondo attentato al nono comandamento, ma gli girava intorno, annusando, accontentandosi delle briciole che cadevano, facendo il sornione per prenderne di più.
E là, nell’ampia cucina dell’osteria, nell’atmosfera chiusa, rotta a ondate dagli odori delle casseruole, davanti ai tavoli imbevuti delle emanazioni grasse di tanti desinari, davanti ai piatti ed ai bicchieri schierati come un richiamo perpetuo alle gioie del ventre, sotto i lumi fumosi del petrolio, nell’eco rinnovata di tutti gli scandali del