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mandò Rodolfo, che le era sempre stato accanto, alternando parole basse e misteriose, sorrisi equivoci e morsicature sensuali al suo sigaro spento.
E Matilde rise a voce repressa, quasi soffocata; con un fremito che l’agitò tutta partendo dalle spalle giù per le reni fino al piede che si contrasse, come se il serpentino di metallo animato improvvisamente l’avesse morsicata.
In un angolo della stanza, sotto al cucù, la signora Luigina allibita, non fiatava. S’avrebbe potuto credere che le colpe del leone, del leopardo, dell’orso e della scimmia, pesassero tutte su di lei a guisa di un gigantesco rimorso.