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ma una sola parola detta fra loro teneva il posto di lunghi discorsi; si capivano a volo. Non si erano mai spiegate le loro teorie, ma le sapevano; i loro occhi correvano sempre insieme sul medesimo oggetto; si interessavano per le stesse cose; il sorriso, che qualche volta spuntava sulle labbra di Daria, Ippolito lo completava — ed era per lei sola, che lo si vedeva sorridere.

Tuttavia, meno queste apparenze di simpatia, il contegno di Ippolito non usciva dalla sua riguardosa freddezza; nè c’era dubbio che oggi facesse più di quanto avesse fatto ieri.

Ciò irritava sommamente la Tatta, che avrebbe voluto vederlo più entusiasmato dei meriti della sua Daria e che sospettava una egoistica finzione laddove era un partito preso — eroicamente preso — di sorvegliare sè stesso per non cedere a tentazioni che egli sapeva di non poter accettare.

Fu per lui certamente che un giorno, a proposito di una scappatella di Pierino, ella uscì in questa sfuriata contro gli uomini:

— Pierino, si sa, è un cattivo soggetto; chi lo nega? Del resto in fatto di uomini non saprei quale stracciare per rappezzare gli altri; sono tutti compagni. La colpa è delle donne che ci credono ancora; perchè ci credono? Io ho visto una