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che nella volgarità di una esistenza comune si può trovare l’eroismo, perchè è eroismo il vincere sè stessi; è eroismo il sopportare la sventura, è eroismo il rinunciare ai desiderî più cari, è eroismo il soffrire con dignità, è eroismo il sostituire all’amore personale l’amore per l’umanità che soffre. Egli non chiedeva nulla al mondo e non sospettava che il mondo potesse occuparsi di lui.
Era troppo nobile per accorgersi della rete che tutti quegli ignoranti maligni e vigliacchi gli tessevano intorno. Nel suo disprezzo alto e sereno non prendeva nessuna precauzione per difendersi dai loro morsi.
Viveva come in una solitudine ideale frammezzo a quel popolo di gretti pigmei dei quali schiacciava senza saperlo, la boria meschina e che se ne vendicavano dilaniando la sua riputazione, gettandosela a brani l’un l’altro come fiere stupide e selvaggie.
Le sue ore più dolci erano quelle della sera — seduto nel bigio salotto dei Regaldi, o fuori nella piccola corte lastricala, accanto alla roggia, dove Daria portava il suo sgabello e cuciva, cuciva fino a notte fatta, sollevando tratto tratto le pupille intelligenti, illanguidite da un vago bisogno di tenerezza. Anche con lei, Ippolito parlava poco,