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sime; come avviene di alcuni sogni, che non si sanno raccontare e che pure lasciano nella mente e nei sensi un’impressione soave di piacere.

Non sapeva di chi fosse l’occhio amoroso che vedeva raggiare fra una riga e l’altra de’ suoi numeri; tal fiata gli sembrava l’occhio della madre, tal altra brillava così vivido, così pieno di rigoglio giovanile, che il pensiero della madre si ritirava, lasciandolo alle prese con un palpito nuovo.

Gli accadeva anche di sentirsi chiamare all’improvviso e non sapere quello che gli dicevano; doveva allora fare uno sforzo per raccogliersi e gli pareva di discendere a picco da un’altezza smisurata, ubbriaco dell’ebbrezza dell’infinito. I suoi polsi battevano concitati e un leggero sudore gli spuntava in piccole goccio alla radice dei capelli.

Queste estasi solitarie non lo seguivano in mezzo alla gente; cogli altri non era affatto mutato. Parlava poco, sottomettendosi facilmente al gusto altrui, non per debolezza, ma per un concetto soverchiamente umile di sè stesso; quella stessa umiltà che lo faceva sembrare freddo, quando non osava manifestare le proprie idee; quell’umiltà schiva e dignitosa, che si rinchiude perchè non vuole offendere, che si nasconde per salire libera alle altezze del giudizio impersonale.