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tutta a nastri svolazzanti e a ghirlande di fiori che davano alla chiesuola un aspetto gaio d’alcova, accresciuto dalle tendinette di filugello giallo, che chiudevano le entrate delle cappelle con una discrezione piena di mistero.

Una luce soave, blanda, entrava dalle finestre gotiche sui vetri delle quali si protendevano i rami dei castagni, disegnando delle ombre fantastiche — e fuori nel silenzio del viale, nell’intimità dei cortili adiacenti trillava acuto il canto del gallo e il muggito placido dei buoi, recando fra le pareti della solitaria chiesuola le note di una vita calda e serena.

Quando Ippolito non trovava nessuno in casa Regaldi sapeva dove andare, e già un paio di volte le donne uscendo dall’oratorio lo avevano incontrato sotto i castagni del viale. Si univano allora ritornando a piccoli passi, facendo qualche osservazione tratto tratto sul tempo, sulla campagna o sulle persone che incontravano.

Una volta, Daria che usciva per l’ultima dalla chiesetta, si fermò a fare l’elemosina a un poverello.

— Non è del paese — aveva osservato la signora Luigina, senz’ombra di cattiveria, ma solo perchè era una frase fatta.

E la sua burbera amica subito l’ammonì.