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vicinato per la prima volta al mistero della morte, posto fra un passato irrevocabile e un malinconico avvenire, Ippolito meditò a lungo, dando al suo dolore la forma di un estremo colloquio colla madre.

Egli si rivide piccino in una stanza allegra, piena di fiori, in mezzo ai balocchi, sotto lo sguardo amorosamente vigile di quella donna, che dopo avergli dato il suo sangue e il suo latte, gli veniva infondendo con una soave trasfusione d’amore, tutte le ricchezze del suo cuore e della sua intelligenza.

Mille ricordi teneri, gentili, lieti, severi, tutti cari, gli si affacciavano alla mente con un dolce tumulto, simile al rumore di una folla che si allontana — e le memorie recenti più vive, più calde, lo mordevano al cuore con un rimpianto straziante — mentre intorno a lui il vuoto si faceva buio, spaventoso, e la sua giovinezza atterrata, priva di forze, si accasciava sulle illusioni svanite.

Egli ripensò le sventure, i dissesti di famiglia, le grette quistioni di interesse, tutte le brutte, le prosaiche realtà, che si erano sovrapposte ai sogni della sua anima così nobile e così pura, che lo avevano distolto dai suoi studi prediletti — che avevano disseccate in lui le sorgenti della gio-