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Matilde andò a prendere anche il cappuccio e passando davanti ad uno specchio restò atterrita dal cerchio rosso delle sue occhiaie. Bagnò in fretta la pezzuola con un po’ d’acqua di Colonia, e premendosela sulle tempie scese a raggiungere la Tatta che l’aspettava in corte sotto un diluvio d’acqua.
La serva dopo avere accompagnato le due donne, chiuse ben bene la porta e risalì, freddolosa, affannata, disposta tuttavia a tener compagnia al signor Ippolito nella guardia del cadavere.
Ma il signor Ippolito la mandò a letto dichiarando di voler vegliare da solo.
E solo rimase — assolutamente solo nella camera aperta al vento ed alla pioggia, senza accorgersi nè dell’uno, nè dell’altra — impassibile.
In piedi, leggermente appoggiato alla sponda del letto, teneva lo sguardo fisso sul lenzuolo che copriva il volto della madre. Un dolore acuto e concentrato rendeva ancora più fredda la sua fisionomia, togliendole l’unica bellezza che natura gli avesse dato, quella di un sorriso incantevole.
Così serio e meditabondo, il suo profilo aveva una linea dura, e l’occhio piccolo, profondo ne accresceva la rigidezza.
Questo giovine poco simpatico, poco espansivo, poco amato, aveva trascorso l’adolescenza in mo-