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ria aveva scoperto in fondo ad un vecchio armadio questo lavoro di fantasia di qualche bisavola e ne aveva voluto ornare ad ogni costo la sedia della buona donna; tuttavia chi ne usava maggiormente era Quattrina, la giovane gatta, che Rodolfo aveva introdotto in casa per forza — altro bersaglio ai brontolii della Tatta, che non la vedeva di buon occhio in causa delle sue scappate notturne. — «Una svergognata che va a trovare gli amanti!» — ringhiava la zitellona forte de’ suoi sessant’anni di virtù; e siccome aveva tanto buon cuore quanta ruvidezza, era sempre lei la prima a prepararle la zuppa.

Uno strano carattere questa vecchia. Lei si spogliava per vestire i poveri, ma i rabbuffi accompagnavano l’elemosina; ai suoi nipoti, per i quali si sacrificava, non aveva mai dato un bacio.

Nemica giurata del convenzionalismo, del sentimentalismo, escludeva la grazia in omaggio alla forza e le dimostrazioni d’affetto per aborrimento dell’ipocrisia. Era profondamente virtuosa, ma ardita negli atti e nelle parole; sdegnava il pudore come sdegnava la gentilezza. Non aveva mai saputo che cosa fossero languori, palpiti, delirii, sogni; aveva passata la vita lavorando e combattendo. Parlava delle donne che cadono, come si parla generalmente degli antropofaghi