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tasca e che non ne sarebbe uscita così facilmente.
Daria incrociò le mani sui ginocchi, tenendo gli occhi fissi a terra, assorta.
— Coraggio! — fece Ippolito, interpretando male quella posa.
— Oh! ne ho — disse ella prontamente, sollevandogli in volto gli occhi asciutti, dove non si leggeva alcuna debolezza.
— Più fortunata di me — balbettò Ippolito, non frenandosi più, coprendosi il volto colle mani.
Daria vide alcune lagrime che gli uscivano silenziose fra le dita. Lo lasciò piangere un poco, rispettando il suo dolore, approfittando del fatto che egli non poteva vederla per avvolgerlo tutto nell’onda de’ suoi sguardi affettuosi, accarezzandolo colle pupille.
Di lì a qualche istante:
— Non è chi ha sofferto e ha combattuto tanto che deve aver paura di nuove lotte e di nuovi dolori.
— Ma si stanca alla fine.
— Non lo dica....
— È vero — mormorò egli, vergognandosi e sollevando così prontamente gli occhi, ch’ella non ebbe tempo di abbassare i suoi.