Pagina:Neera - La Regaldina, Madella, 1914.djvu/193


— 189 —


— Sì — rispose Daria con un sospiro.

E poi non dissero più nulla per un gran pezzo, pensando le medesime cose, oppressi dalla recente sventura.

La Lena, dopo aver continuato a piangere per un po’ di tempo, chiuse gli occhi, sfinita, e si addormentò sul seno di Daria. Allora Daria si levò pian piano e andò a posarla sul divano bigio, mettendole davanti una sedia perchè non avesse a cadere; chiuse a metà le imposte delle finestre e tornò al suo posto, muta, triste e calma come soleva.

Il sole, che fuori raggiava così vivo, non penetrava oramai che per un lieve spiraglio dalle imposte socchiuse; tutta la stanza era immersa in una penombra; una mosca, la prima della stagione, ronzava intorno alla finestra, urtando tratto tratto nei vetri con un rumore secco e molesto. Il cucù, che si era fermato, e che nessuno in quei giorni aveva pensato a caricare, se ne stava muto tra le due finestre, come un lungo spettro, testimonio immobile di tutto quello che accadeva nel salotto.

— Hanno mandato la nota del funerale? — domandò Daria, a voce bassa.

— No — rispose Ippolito, mentre colla mano si assicurava ch’essa era ben nascosta nella sua