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da Matilde, andava alla Posta per vedere se c’erano lettere; ma la risposta attesa con tanta impazienza tardava a venire. Matilde si faceva sempre più triste, rifiutando anche le carezze della sua bambina; non trovava sollievo, che in una occupazione continua e febbrile.
Il primo di maggio ella si sentì molto male; discese a colazione, ma poi tornò subito nella sua camera.
— Come sono stanca — disse a Daria che l’assisteva.
E si capiva, che era una stanchezza d’ogni cosa.
Daria la confortò, la pose a letto, si diede a fare tacitamente i preparativi per la circostanza. Nella notte venne al mondo un’altra bambina bella bella, più bella della Lena.
— Ancora una femmina! — borbottò Rodolfo.
Daria, tra seria e faceta disse:
— Datti pace; i maschi non portano fortuna in casa Regaldi. Sarà meglio così.
Matilde stava benino, passò la giornata tranquilla; sorrise a Daria, che faceva dei complimenti alla neonata chiamandola la bellezza della famiglia. Verso sera Daria preparò il velo ricamato, l’abito di seta rosa, la cuffiettina, il nastro rosa colla medaglia benedetta, il guanciale guar-