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ria; si occupava un po’ della bambina; sempre triste tuttavia, di una tristezza concentrata e muta, che faceva spavento.

I disturbi della gravidanza la tormentavano, dimagrava a vista d’occhio, ma non si lagnava mai. Essa, prima così esigente, accettava ogni cosa con una rassegnazione passiva, con un’indifferenza da maniaca. In tutto l’inverno, non fu mai vista fuori di casa, passava le giornate, china sul lavoro, spiegando un’attività morbosa, trascurando le cose dell’abbigliamento, che erano una volta le sue predilette.

A chi l’interrogava, rispondeva brevemente, con frasi asciutte, con sorrisi, che parevano piaghe spasmodiche.

Pierino non si era più lasciato vedere. Ippolito e Daria avevano motivo per credere che la relazione fosse terminata, e in questa credenza li confermava la taciturna malinconia di Matilde.

Si aspettava il secondo bambino con grandi speranze, fidando su di lui per un’era nuova di pace, di perdono e d’oblio. Daria aiutava Matilde nella preparazione del piccolo corredo e tentava per questa via di introdurre un raggio sereno in famiglia.

Fra le pochissime persone che frequentavano i Regaldi, vi era sempre la moglie del dottore,