Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 14 — |
Il giovine non dimandò chi — aveva compreso; rispose esitando:
— Sì, l’ho veduta; ma perchè me lo domandi? Credi forse...
— Guarda!
Ella tese la mano verso la casa bianca, sulla facciata della quale si era allora spalancata una finestra. Una vocina acuta di giovanetta cantava un’aria d’opera.
— Dimmi il vero — esclamò Daria con uno slancio di semplicità graziosa — tu l’ami?
— No — rispose il giovine risolutamente. — Amo te.
— Questo è inutile, te l’ho detto tante volte. Io sono ancora una ragazza, figurati se voglio pensare a queste cose; e poi siamo cugini... quasi fratelli.
— E poi — disse l’ammalato colpito da un pensiero triste — chi sa se io potrei sposarti!
— Andiamo, adesso, che fai? Quanti discorsi inutili! Se ci sentisse la Tatta!
— Non mi vuoi un po’ di bene?
— Sì, tanto; a te come ai tuoi fratelli; a te forse un po’ più perchè sei buono e... sfortunato. E appunto perchè ti voglio bene mi dispiace a vederti invischiato con quella smorfiosa...
— Ma non sono invischiato.