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Non potè continuare; le forze le venivano meno di minuto in minuto.

Matilde nel suo cantuccio singhiozzava, repressa, essendosi lasciata cadere sui ginocchi colla persona tutta accasciata; Pierino in piedi, appoggiato al muro dietro il capezzale della Tatta, non si moveva. Questo silenzio dei due colpevoli era spietato; era come un abisso che li divideva, li esiliava dal resto della famiglia, senza che essi trovassero la forza di reagire nemmeno con un lamento.

L’agonia fu breve. Nell’istante che la Tatta chiudeva gli occhi per sempre, si udì Rodolfo tornare a casa. Egli attraversava la corte col suo passo pesante e malfermo, cantando un’aria d’opera.

Daria si voltò a mezzo e fece cenno a Pierino, il quale uscì tacitamente, incontro al fratello, trattenendolo fuori per prepararlo in qualche modo. Quando rientrarono tutti e due, un rigido cadavere era steso sul divano.

Nessuno si coricò quella notte; nemmeno Rodolfo, che cogli occhi imbambolati, guardava la Tatta, non potendo capacitarsi che fosse stata colpita così all’improvviso.

Pierino e Matilde sapevano bene che Daria non avrebbe parlato, pure il triste segreto di quel-