Pagina:Neera - La Regaldina, Madella, 1914.djvu/172


— 168 —

lare in mano. Ma non era capace di frenarsi; la sua agitazione avrebbe colpito un cieco.

Pierino prese il cappello e uscì, dicendo che andava al caffè.

A mezzanotte rientrò un po’ seccato della scena che Matilde gli avrebbe fatta, promettendo a se stesso che sarebbe l'ultima. Non era appena sulla soglia, che Matilde gli si buttò nelle braccia.

— Andiamo, non facciamo ragazzate.

Due anni prima, sul viale del Santuario, in una fredda giornata d’inverno era stata lei a dire: Non facciamo ragazzate.

Matilde questa volta era ferita sul serio; aveva portato in questo amore colpevole il meglio di sè, tutto ciò che le restava di memorie buone, di istinti gentili:

— Ti amo! — disse stringendosi a lui con un movimento umile, pieno di tenerezza e di deferenza.

Pierino aveva in bocca il sigaro; lo levò a malincuore e tenendolo fra le dita:

— Eppure mia cara è una vita impossibile questa. Sii ragionevole. Tu hai marito, io devo farmi una posizione....

— Non dirmi di queste cose, Piero, o mi farai perdere la testa. Io ti amo, ti amo, e non voglio saper altro.