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e di perdono disse: — Iddio sa, Matilde, quanto ti sono amica e come vorrei vederti tranquilla.
Ella la interruppe con immensa collera.
— Tu peggio degli altri! Tu sei una ipocrita, che lavori al coperto, tu aizzi Rodolfo, tu travî mio fratello, tu mi togli l’amore di mia figlia per ornartene e fartene un vanto.
Alle prime parole di questa sfuriata, Daria si era fatta pallida; all’ultima accusa gettò un grido e incapace di frenarsi più a lungo, ruppe in un dirottissimo pianto.
— Mio Dio! Mio Dio! Mio Dio!
Daria non diceva altro, e si stringeva le tempia colle dita, perchè le pareva che la testa scoppiasse.
Era troppo.
Matilde inviolentita continuò a ingiuriarla, trovando uno sfogo impensato, esaltandosi al suono delle proprie parole, e così contraffatta nel viso e nella voce che la si sarebbe presa per una furia. Finalmente vieppiù irritata dal contegno passivo di Daria e da quel pianto insistente, la prese per le spalle e tornò a gridare:
— Va via, va via, va via.
Daria ebbe un momento di rivolta. Le balenò l’idea di gridare anche lei, di ricacciarle in volto tutto il passato, tutto, incominciando dall’a-