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— Ti aspettano al desinare — disse la ragazza, fedele al suo partito preso dalla calma.
— Non ho fame.
Daria esitò un momento; Matilde si era ricacciata colla fronte nei guanciali, decisa a non muoversi. Ella le si avvicinò, e, accarezzandole blandamente le treccie scomposte:
— Andiamo Matilde. Tuo marito è già a tavola; la Lena chiama la mamma... Ti senti male? Vieni, ti daremo qualche cosa; non istar qui tutta sola abbandonata ai cattivi pensieri.
— Bella pretesa di voler conoscere, se i pensieri degli altri sono buoni o cattivi.
— Tutti abbiamo dei momenti tristi....
— E a mettere insieme i momenti si fanno le ore — esclamò Matilde con impeto irato — poi i giorni e gli anni, e le vite intere. Oh! va, lasciami.
— No, non ti lascio così. Tu soffri, sei afflitta, malcontenta, inquieta...
— Come posso essere allegra e contenta, se tutti fate a gara per seccarmi, per tormentarmi? Sono stanca, stanca, stanca. Vi odio tutti. Va via.
Daria fu presa da un singhiozzo doloroso; il cuore le si schiantava a vedere tanta ingratitudine; pure cedendo a’ suoi nobili impulsi di carità