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leste; e le ghirlande barocche del soffitto le facevano una cornice graziosa, cui illuminava blandemente la luce delle ogive, al di fuori delle quali tremolavano i rami dei castagni.

Una quiete di chiostro regnava nella chiesetta, dove i frontoni barocchi dell’altare e le pareti vetuste proiettavano delle ombre molli, piene di raccoglimento e di mistero; dove uno strano odore misto di muffa e di incenso, fresco e stimolante insieme, accarezzava i sensi riposandoli.

In mezzo a tanta pace la tempesta di quelle due anime continuava rinchiusa, solitaria no, perchè non un tumulto dell’una sfuggiva all’altro. Tutte le vergogne, a cui assistevano forzatamente, passavano sulle loro fronti lasciandovi una traccia.

Ippolito si informò d’ogni particolare; volle conoscere fino a qual punto poteva giungere colla speranza, ma sotto la sua calma forzata trapelava la disperazione del dubbio. Egli sentiva che nessuna forza, nessuna voce potrebbe arrestare Matilde, se non l’arrestava la voce della sua innocente bambina, se non la frenava la coscienza imperiosa del dovere.

— Farò il cómpito mio — disse alla fine, avendo riacquistato la padronanza dei propri sentimenti — qualunque cosa accada, lei sa che non mancherò.