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che dovunque si posavano mettevano la strage e la rovina.

Come avviene negli scavi delle città sepolte sotto la lava, dove si trovano le persone ritte e intere fra gli utensili e gli ornamenti che usavano in vita, la signora Luigina si era mummificata co’ suoi mobili, colle sue memorie, e la voce argentina della bimba squillando fra quelle pareti risvegliava un’eco che pareva di tomba.

Eppure la signora Luigina sorrideva, alzando la mano scarna per accarezzare la fanciulletta.

— Suvvia andiamo! — disse Daria risolutamente prendendosi in collo la Lena.

— Bada a non farti male — avvertì la signora Luigina, sempre spaventata — la piccina cresce e non è più tanto leggera.

— Se tutti i pesi fossero questi! — sospirò Daria e stringendo fra le braccia la sua figliuola adottiva, uscì dalla casa della zitellona e s’avviò alla chiesetta.

Ippolito era là ad aspettarla.

Gli sforzi fatti dalla povera ragazza per nascondere il suo turbamento agli occhi dell’amico, cedettero sulla soglia della chiesuola. Appena ella vide Ippolito gli corse incontro, e poi, mancandole a un tratto il coraggio, continuò a correre