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frire in mezzo al gaudio? Perchè resistere dove tutti cedono? Perchè voler vincere? — E la natura rigogliosa mandava ondate di sangue caldo nelle loro membra, che tremavano, e l’oblio d’ogni cosa sfiorava, tentandole, quelle pure fronti. Uscivano dalla lotta disfatti, pallidi; ma un sentimento potente reggeva la loro debolezza. Quelle prove affermavano sempre più il loro ideale divino, li faceva certi che la virtù non è un nome vano, che il dovere non è una larva, e ritemprati di nuova fede aspettavano, sereni, nuove battaglie.

La loro prima giovinezza era trascorsa; si trovavano oramai al meriggio e già l’ombra grave di chi ha molto vissuto e molto sofferto, palliava nei loro colloqui la vivacità del desiderio.

Le loro giornate passavano quasi eguali nel ritiro e nel lavoro. Ippolito, che non aveva finito di pagare il debito contratto per il matrimonio di Matilde, si levava alla mattina per tempo. Spesso anche alla sera Daria vedeva ardere per molte ore il lume nella cameretta della casa bianca ed ella pura vegliava coll’ago in mano, compiendo presso la culla della bambina il sacrificio della sua gioventù, chiedendo alla pietà le gioie che le negava l’amore.

La visita alla signora Luigina stava per finire e