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riposo; essi vi si rifugiavano nelle ore dello sconforto, sfuggendo alle malignità crasse e volgari, temprandosi alla virtù del perdono. Si sentivano generosi perchè si sentivano puri.

Di sè, del proprio amore, non parlavano quasi mai; esso trapelava negli sguardi, nel suono dello voce, nei rapidi mutamenti del volto; esso gemeva represso quando consideravano la condotta di Matilde; sospirava malinconico vicino alla bimba, della quale poteva dirsi il vero padre e la vera madre; si univa, si fondeva in ogni loro azione facendosi nel medesimo tempo soggetto ed oggetto, umile sempre, tenuto in freno da una volontà potente e da una idea grandiosa del dovere.

Poche volte, qualche volta tuttavia, la loro virtù vacillava.

Si chiedevano allora, quale compenso avrebbero di tanti sacrifici e se proprio valeva la pena di soffocare come una colpa, come un delitto, quella passione che tutti gli altri ostentavano con pubblica impudenza.

Quando l’ebbrezza dell’amore li prendeva alla sprovvista e si trovavano tutti e due smarriti, confusi, colle mani avvinte, cogli occhi perduti nella infinita dolcezza del desiderio, una voce mormorava ai loro sensi soggiogati: Perchè? Perchè sof-